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martedì 8 marzo 2011

Giornata internazionale della donna - Il mio menu giallo

8 marzo: la giornata internazionale della donna.
E' molto di più di un mazzetto di mimose, di frasi sdolcinate o di spogliarelli maschili.

Non festeggio neanche questa festa, ma quando questo giorno arriva mi perdo in tante letture, anche sul web, per ricordare a me stessa perchè si è dovuti arrivare a una data per ricordare la donna.
Quante vessazioni ha dovuto subire la donna nel corso dei secoli, quante lotte sono state fatte affinchè noi avessimo i diritti che abbiamo oggi.
Tutto è stato una conquista perchè da sempre le donne hanno avuto più doveri che diritti.
Il mondo per noi era e resterà sempre in salita. Beh lamentarsi adesso probabilmente è stupido, ma anche oggi, nel 2011, anche in Occidente, in certi contesti, la donna deve quotidianamente lottare e non per essere pari all'uomo, (per carità!), ma per non essere considerata inferiore, per non dover faticare il triplo per ottenere la metà. Per non parlare poi del resto del mondo... beh lì non hanno nulla da festeggiare.

Il mio pensiero va a chi ha perso la vita per dare a me ciò che ho oggi, a chi ha sacrificato la propria vita per un ideale divenuto realtà, a chi si è invece sacrificato per sopravvivere, a chi è stata abbandonata, a chi ha cresciuto figli completamente sola, alle figlie, alle mamme, alle nonne, a chi lavora fuori e dentro casa, a chi si dedica alla casa rendendola un posto migliore per chi vi abita. Auguri a tutte voi!!

E la mia tavola oggi si è tinta di giallo come la mimosa,  fiore-simbolo scelto nel 1946 dall' Unione Donne Italiane (UDI ). Un fiore che fiorisce proprio in questo periodo, giallo come la vitalità, la forza e la gioia, ma giallo anche come rappresentazione del passaggio dalla morte alla vita, per ricordare tutte coloro che hanno fatto del nostro un mondo migliore. 
Sono tanti i piatti e i dolci carini da presentare per questo giorno di festa. Avrei voluto provare la torta mimosa ma mi sembrava un pò "troppo" dato l'abuso di dolci fatti per il Carnevale.
E mentre preparavo il tutto mio padre, come ogni anno, mi ha portato un bel mazzolino di rose e mimose ^_^ , della serie "non amo questo fiore, non festeggio questa festa" ma il gesto è sempre enormemente gradito e quindi grazie papi!! :)
 

Cocktail agli agrumi
Ingredienti:
2/10 di limoncello
1/10 di prosecco
7/10 di succo d'arancia

Procedimento:
Spremere le arance dolci, filtrare il succo con un colino e versarlo su uno shakeratore insieme al limoncello e al prosecco. Servire con qualche fettina di arancia o di limone



Crostini mimosa

Ingredienti:
Fette di pan carrè
Burro
Prezzemolo
Sale
Curry
Tuorlo d'uovo
Mais

Procedimento:
Cuocere le uova per 10 minuti dopo la bollitura, farle intiepidire, sgusciarle e ricavare il tuorlo, sbriciolarlo. Tagliare in 2 parti le fette di pan carrè conservando i bordi (tagliare formando rettangoli o triangoli). Lavorare un pò di burro morbido con sale, prezzemolo tritato e curry, spalmarlo sulle fette di pane. Mettere i crostini in forno a 200° per 10-12 minuti, aggiungere quindi in alcune il mais e in altre fette il tuorlo sbriciolato.


Risotto con mais

Ingredienti:
Riso (io uso il parboiled)
Cipolla
Brodo vegetale
Vino bianco
Parmigiano
Mais

Procedimento:
Fare imbiondire la cipolla tritata in un generoso filo d'olio, versare il riso, farlo brillare e tostare qualche minuto, sfumare con il vino, accompagnare il resto della cottura con qualche mestolo di brodo tenuto caldo. Qualche minuto prima di finire la cottura unire il mais e qualche cucchiaio di parmigiano, mescolare per amalgamare.



Bicchieri mimosa (ricetta presa su Cookaround)
Ingredienti: (non scrivo le quantità perchè dipendono dalle dimensioni dei bicchieri)
Crema pasticcera
Panna da montare
Pan di Spagna
Ananas in scatola

Procedimento:
Preparare un piccolo pan di Spagna, tagliarlo in 3 strati. Dallo strato centrare ricavare tante bricioline, dal primo e terzo strato, invece, ricavare dei dischetti con un coppapasta, capaci di rivestire il fondo dei bicchieri che userete.
Preparare la crema pasticcera e aggiungere l'ananas sciroppato tagliato a pezzetti.Semi montare la panna, non deve essere troppo ferma. Bagnare le briciole di pan di Spagna con un pò dello sciroppo d'ananas. Adesso assemblare il tutto. Mettere quindi i dischetti di pan di Spagna alla base dei bicchierini, versare poi la crema fino a ricoprirli per metà, aggiungere uno strato di briciole, un pò di panna e finire con altre briciole di pan di Spagna che danno l'effetto mimosa. Mettere in frigo e lasciar raffreddare fino al momento di servire.

lunedì 13 dicembre 2010

Arancine per Santa Lucia

13 dicembre: Santa Lucia. A Palermo la tradizione vuole che non si mangi nè pasta, nè pane, nè qualsiasi cosa fatta con il grano macinato, infatti si mangiano le panelle, le arancine e la cuccìa.
Se vi state chiedendo cosa sia la cuccìa vi dico che si tratta di grano, messo in acqua 24 ore prima di mangiarlo, bollito e condito in modo diverso a seconda dei paesi. Mia madre la fa buonissima con latte, cannella e cioccolato... fenomenale!! Peccato che non avremo il tempo nè di farla nè di mangiarla.



La leggenda racconta che molto tempo fa i cittadini di Siracusa subirono una tremenda carestia, la fame era tanta e tutti ormai avevano perso ogni speranza di salvezza. Un giorno, il 13 dicembre, improvvisamente, ci fu il miracolo. Da lontano si vide arrivare una nave, misteriosa, carica di grano. Affamati e felici i siracusani si gettarono sul grano, portandoselo a casa per cucinarlo, così com’era, intero, senza averlo macinato prima. Era il 13 dicembre, il giorno di Lucia, la santa martire di Siracusa. Da quel giorno in tutta la Sicilia si festeggia e si omaggia la santa che ha salvato i Siciliani dalla fame, mangiando la cuccìa.


La storia di Santa Lucia invece è tanto crudele, ma anche bella se si pensa a quanto sia stata profonda la sua fede.

Siamo nel IV secolo, in Sicilia, a Siracusa. Lucia è una giovane donna di una buona famiglia, fidanzata ad un concittadino e destinata ad un buon futuro di moglie e madre.
La mamma si ammala e Lucia si reca in preghiera a Catania, sulla tomba di Sant'Agata, per invocarne la guarigione. Qui la Santa le appare e le chiede di dedicare la sua giovane vita all'aiuto dei più poveri e deboli, predicendole il martirio.
Lucia torna a Siracusa e trova la mamma guarita. Rompe il fidanzamento, e decide di andare tra i poveretti che stanno nelle catacombe, con una lampada alla testa, e di donare loro tutta la sua dote.
Il fidanzato non comprende, si arrabbia e decide di vendicarsi, denunciando pubblicamente quella che avrebbe dovuto essere la sua futura sposa, con l'accusa di essere cristiana.
Sono anni di persecuzione dei cristiani, sotto l'imperatore Diocleziano.
Lucia ammette e ribadisce la sua fede, irremovibile anche sotto tortura, affermando che la sua forza viene non dal corpo, ma dallo spirito. Al momento di portarla via, l'esile corpo da ragazzina assume una forza miracolosa e né uomini, né buoi, né il fuoco, né la pece bollente riescono a smuoverla. Viene così condannata a morte.

Non si sa bene come perse gli occhi, qualcuno dice che gli vennero strappati prima di ucciderla.
Per la chiesa infatti è la protettrice degli occhi e della vista.


Non vi lascio nessuna nuova ricetta, vi riporto, se vi va, a quella postata mesi fa sulle buonissime arancine palermitane.


http://dolcemente-salato.blogspot.com/2010/06/arancine.html